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Il mio ufficio è un piccolo gabbiotto senza finestre in un grande open space, la cui vetrata dà sulla strada statale. Il cielo è grigio ed è un grigio reale, non un grigio poetico. Grigia la ditta difronte a noi. L’aria è pesante. Auto e camion sfrecciano veloci. Piatto il paesaggio circostante di questa pianura di massa.

China sulla mia scrivania, penso. Penso a chi sono, a chi sono nata e a chi sono diventata. Penso al cammino di luce che ho iniziato tante nuvole fa. Penso al cammino di fede che sto portando avanti tra lacrime e sorrisi.

Spesso ci fermiamo a guardare l’esteriorità delle cose. Tutto ha cuore, vivo e battente. Anche il mio ufficio, anche il paesaggio davanti a me, ha un suo perchè. Soffermandosi un pò più a lungo si può scorgere un sorriso tra il grigiore della strada, del cielo, delle costruzioni.

Penso, alla bambina che ero ieri e alla donna che sono diventata oggi. La mia parte bambina dà ogni giorno la mano ad una donna forte e determinata, che crede in un mondo di fate, ma vive in un mondo reale. I sogni ci fanno sorridere anche quando dovremmo piangere. Il sorriso mi accompagna ogni giorno. Sorridere è regalare a se stessi è gli altri una luce di stelle.

Penso a ciò che ho e a ciò che non avrò mai. Forse non era scritto nel grande libro.

Penso è un frammento di vita. Un frammento in bianco e nero, ma non per questo un frammento triste.

Penso è un guardarmi dentro per cercare di tirare fuori energia e luce nuova.